Orti Generali

Intervista realizzata a giugno 2019 con Matteo Baldo (co-ideatore del progetto)  presso Orti Generali, strada Castello di Mirafiori 38/15 Torino

Orti Generali è un progetto di impresa  sociale per la rigenerazione urbana  del Parco Piemonte lungo il torrente  Sangone. Dopo 4 anni di progettazione  partecipata che ha coinvolto scuole,  associazioni, ortolani e abitanti di  Mirafiori, è l’esito delle ricerche di  Miraorti, ideato dal paesaggista Stefano  Olivari, insieme al sociologo/educatore  Matteo Baldo e agli agronomi Isabella  De Vecchi e Marco Bottigliole. 

«Sono arrivato a Mirafiori in modo  curioso, come educatore di un minore  a rischio che stavo seguendo con la  cooperativa in cui lavoravo. Quando  il ragazzo si è trasferito qui – racconta  Matteo Baldo – ho cercato di costruirgli  attorno una rete fatta di esperienze  costruttive; così con una ricerca  su internet ho trovato il progetto  Miraorti che allora era localizzato in  Strada del Drosso. Lì ho trovato altre  persone con ideali che condividevo,  ci siamo dedicati prima al progetto  dell’apicoltura e poi al pollaio  condiviso, coinvolgendo minori e  altri soggetti svantaggiati. Il nostro  lavoro di ricerca ci ha permesso di  capire che l’orticoltura è un’attività  storicamente molto praticata nel  quartiere ed è un ottima sorgente di  aggregazione e coesione sociale.

Orti Generali inaugurato a marzo  2019 i cittadini lavorano nei 160  orti che hanno scelto, organizziamo  corsi di formazione aperti a tutti  e attività didattiche per le scuole,  con inserimenti lavorativi delle  fasce più fragili, e nella primavera  2020 apriremo un chiosco nel  parco. Anche se oggi sembra tutto  “idilliaco”, fino all’estate 2018 qui  vedevi depositi di macerie, materiali  inerti, siringhe, spazzatura e tracce  di incendi. È stato un grosso lavoro  di pulizia e di progettazione e non è  ancora concluso». Da ragazzo, Matteo  pensava a Mirafiori con connotazioni  negative, mentre oggi, che lo conosce  bene, lo vede come luogo ricco di  potenzialità, anche grazie al forte  senso di identità degli abitanti: «Mi  piacerebbe che la gente decidesse  di trasferirsi qui o anche solo che  ci passasse più tempo, soprattutto  per il piacere paesaggistico, per la  libertà e la creatività che questo  luogo trasmette».